Cheratocono in età pediatrica

Il cheratocono è una malattia degenerativa della cornea che colpisce maggiormente gli adolescenti, con un andamento più rapido e aggressivo tanto più giovane è l’età di insorgenza. In caso di diagnosi tardiva o mancati trattamenti specifici, il cheratocono può condurre al trapianto di cornea; tuttavia, grazie alle nuove tecnologie in ambito diagnostico e terapeutico, è possibile individuare il cheratocono già nella sua fase iniziale: ciò consente con notevole probabilità di bloccare l’evoluzione della patologia e ridurre gli eventuali disturbi a carico della vista.

Cause e sintomi del cheratocno in età pediatrica

Le cause legate all’insorgenza del cheratocono in pazienti molto giovani non sono ancora del tutto chiare. Certamente la genetica è la causa principale. Generalmente, il cheratocono è bilaterale e il suo grado di gravità può variare da individuo a individuo.

Diagnosi precoce del cheratocono in età pediatrica

Come accennato precedentemente, la diagnosi precoce del cheratocono consente di bloccare l’evoluzione della patologia, evitando l’insorgenza di alterazioni più gravi o rallentando la loro progressione. Nella fase di diagnosi è estremamente importante affidarsi a dei professionisti capaci di individuare il disturbo già dalle sue prime manifestazioni, ottenendo delle interpretazioni diagnostiche chiare che conducano alle terapie più adeguate. L’esame diagnostico più idoneo all’individuazione della patologia è la topografia corneale, che consente di riconoscere il cheratocono anche nelle fasi precoci e di valutarne la progressione nel corso del tempo. Oltre alla topografia corneale, viene effettuata anche la pachimetria corneale, attraverso la quale è possibile misurare lo spessore della cornea.

Terapie e interventi per il cheratocono

La terapia che offre ottimi risultati per la cura del cheratocono è il Cross Linking Corneale, grazie al quale si ottiene un recupero della rigidità corneale e si blocca lo sviluppo del cheratocono. Il Cross Linking Corneale si effettua preferibilmente nelle forme iniziali della malattia. L’intervento consiste nel rimuovere una parte di epitelio corneale ed instillare nella cornea della vitamina B2. La cornea viene poi illuminata da raggi ultravioletti, provocando così una reazione che stimola il rafforzamento del collagene corneale ed un conseguente rassodamento della cornea. Nei casi più lievi di cheratocono è possibile intervenire con l’Impianto di anelli intrastomali: un’operazione reversibile che mantiene l’integrità della cornea. L’intervento consiste nell’inserimento di piccoli anelli in plastica che rimodellano la cornea, regolarizzandone la superficie e, conseguentemente, migliorando la capacità visiva e riducendo i fastidiosi disturbi ottici che il cheratocono tipicamente produce.

Nei casi in cui la progressione del cheratocono è avanzata, si ricorre preferibilmente alla cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK, trapianto di cornea a spessore parziale) o, in alternativa, alla cheratoplastica perforante (PK, trapianto di cornea a tutto spessore). La cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK) è un intervento nel quale viene sostituita solo una parte di cornea del paziente – quella più superficiale – con una lamella corrispondente preparata dalla cornea sana del donatore. Questo tipo di intervento ha dei tempi di riabilitazione più rapidi rispetto alla cheratoplastica perforante, ma soprattutto riduce in maniera significativa il rischio di rigetto

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